La vetta del Pollino, seconda montagna più alta del Parco Nazionale omonimo, è posta a  2.248 m .s. l. m.
Il versante sud si rivolge verso la valle del Crati, che nelle giornate limpide è ammirabile nella sua interezza ai piedi del massiccio. La via d’accesso alla vetta su questo versante è la più “semplice” da affrontare, specie d’inverno, per via dell’esposizione al sole che ne impedisce nelle belle giornate la ghiacciata completa. La salita è sempre impegnativa e se la neve si presenta spessa si avanza con grande fatica. Di questo ci siamo resi conto presto, quando in una bella giornata di Gennaio, abbiamo deciso di affrontarla con alcuni amici.

Voglio raccontare però solo la parte sommitale dell’ascesa, per capirci dal Pollinello in su, il tracciato fino a questo punto infatti è stato già ampiamente spiegato in un altro mio articolo raggiungibile a questo link.

Andiamo quindi subito al racconto! Guardando la montagna da sud il sentiero migliore da seguire è tracciato sull’estrema sinistra: una via retta con circa 50° di pendenza che ci permette “velocemente” di guadagnare i quasi 300 metri di dislivello rispetto al Pollinello. Lo scenario è molto affascinante per la sensazione di vuoto che regala, i pochi pini loricati infatti lasciano presto terreno alle rocce e agli ampi spazi aperti che si aprono sulla sinistra. Serra del prete è sempre vicina quasi da poterla toccare. Il vento, che ci sferza con folate violente, a quella quota è spesso presente in tutte le stagioni e i nostri passi devono essere fermi sulle pietre dove la neve non riesce a permanere.

Gli spazi meno esposti diversamente non ci aiutano nella salita: la neve, infatti, abbondante e morbida per via del sole ci fa sprofondare ad ogni passo e in questo modo 10 metri sembrano il triplo. L’altimetro corre lento, lentissimo, si guadagna quota a step impercettibili. La cima è sempre lì, vicina, ma alla fine ci vorrà un ora e mezza per guadagnarla partendo da 1960 m s.l.m. !

Prima della vetta ci si presenta una profonda spaccatura di almeno 10 metri dove il  vento si incanala con rabbia e al cui interno è presente uno dei pochi nevai permanenti del  sud Italia. Qui anche ad Agosto vi si può trovare il ghiaccio per via della sua esposizione. In cima rimaniamo per poco, il tempo  necessario per le foto di rito, per emozionarsi ancora una volta e poi dobbiamo allontanarci per via del vento che non ci da’ tregua sferzandoci il volto.